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La mostra in due parti Intrusi, non invitati nel caos mette in scena una tensione architettonica, tipologica e sociopolitica tra un vasto ex deposito di sale sulla costa di Portorose e un palazzo gotico veneziano sulla piazza principale di Capodistria.
E se la telepatia non fosse fantascienza, ma un luccichio sotto la lingua – percepibile solo da creature abbastanza sensibili, come i polpi o i funghi? E se la costa slovena tra Pirano e Capodistria stesse già parlando – attraverso strati microbici, rituali salini e la logistica ruggente?Gli artisti della mostra Intrusi, non invitati nel caos attingono a questa tensione: la lentezza della petola e la velocità del porto, forme extraterrestri e segnali ambientali. Non si tratta di capire, ma di sintonizzarsi – ascoltare una protesi scultorea destinata a una specie sconosciuta, testi fluttuanti come frequenze instabili, suoni come atmosfera speculativa. La mostra non decodifica il bizzarro: gli rimane accanto. Da qualche parte tra il palazzo veneziano e il magazzino del sale, il paesaggio inizia a mutare. Ci ricorda – in modo vago, riluttante, ma affettuoso. Non per dominare, ma per sostenere. Non per rivelare, ma per connettere. Il territorio non promette chiarezza. Offre confusione come forma di cura. La paura è superflua. Conta la curiosità.
Andrej Škufca (1987) si è affermato come figura chiave della giovane scena artistica slovena nell’ultimo decennio con mostre importanti. Le sue installazioni speculative non sono tanto oggetti quanto paesaggi – da cui affiora la memoria di un mondo un tempo abitato dall’uomo.
Ingresso gratuito.